Il nome Arendelle è invece preso in prestito dalla città di Arendal, una località a sud di Oslo priva di fiordi ma dotata di un bellissimo porto, mentre il castello di Frozen sarebbe ispirato a due monumenti diversi: la fortezza Arkeshus di Oslo e il palazzo reale Stiftsgarden di Trondheim. Ottenere i diritti d'autore di Frozen - sogno inseguito dallo studio di Topolino, dice la leggenda, fin dai primi anni Quaranta - non sarebbe stato semplice, a causa della fiera opposizione dei discendenti di Hans Christian Andersen, autore nel 1845 della fiaba 'The Snow Queen', alla cessione dei diritti per uso cinematografico. Anche per questo motivo, quello di Frozen e del suo sequel è uno dei pochi casi in cui la sceneggiatura del film si allontana di molto rispetto all'originale letterario, decisamente più oscuro: cambiano le premesse (nella fiaba una delle due sorelle diventa cattiva per davvero), si trasforma il rapporto fra le protagoniste (Gerda e Kay nella favola), i malvagi hobgoblin di Andersen diventano deliziosi troll e l'ambientazione, dalla Lapponia, torna in Scandinavia.
Resta identico solo il finale, uno dei pochissimi casi di storia a lieto fine nell'universo di Andersen: Elsa, dopotutto, è una fuoriclasse. Da quasi due secoli. Sei d'accordo con Ilaria Ravarino? Scrivi a Ilaria Ravarino
Anche la parte di trama che riguarda i genitori, il passato e un retaggio conservatore che Anna, da regina, cerca di combattere è molto in secondo piano. Quella parte lì che subito pare la più fiera, quella in cui una donna cerca di costringere tutti intorno a lei ad essere diversi a non ragionare come si è sempre fatto solo perché lo si è sempre fatto (che poi sarebbe il punto di Mulan), diventa un pretesto narrativo in poco tempo, buono per inquadrare costumi, cavalli marini e cantare canzoni. Potrebbe interessarti anche
Mentre Anna conferma se stessa e Olaf pure conferma di essere la peggior spalla Disney di sempre (paternalista, moderato, buonista, pieno di prediche e scemenze, invece che di ironia graffiante e furbizia com'è tradizione), Elsa cambia fino addirittura a rivedere il proprio character design. Sfruttando l'ampio bacino della mitologia nordica il film si muove ancora più a Nord per scavare nel passato. Ci sarà un nuovo popolo e un nuovo scontro di civiltà (una questione tra passato e presente che fa acqua da tutte le parti), l'importante come sempre è che sebbene Frozen 2 non abbia il piglio femminista deciso, arrembante e combattivo del primo (rivoluzionario) comunque posizioni chiaramente i personaggi femminili nelle situazioni importanti da cui dipende il destino di tutti mentre quello maschile venga mandato ad occuparsi di questioni triviali in una trama parallela blandissima. Questa differenza, che è la più superficiale, è l'unico retaggio delle dirompenti rivoluzioni del primo film.